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Channel: Su Stangioni-Is Trincas – Gruppo d'Intervento Giuridico odv
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Cagliari ha bisogno di qualità ambientale, più alberi e case a buon prezzo, nient‘altro cemento.

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Cagliari, Torre dell'Elefante

Cagliari, Torre dell’Elefante

 

 

 

A Cagliari, forse per la prima volta nel dopoguerra, finalmente un sindaco ha detto un “no” forte e chiaro a un nuovo, pesante, intervento immobiliare in una zona periferica completamente priva di viabilità d’accesso, da realizzare a spese pubbliche.

Si tratta di un piano di lottizzazione di iniziativa privata di ingenti dimensioni: 807 nuove unità immobiliari (430 residenze private + 377 residenze economico-popolari), 97 esercizi commerciali (due torri alte 45 metri), 3.000 residenti previsti, criteri e materiali di bio-edilizia, nella località Su Stangioni – Is Trincas (19,2 ettari, cioè 192.000 metri quadri, di cui 116.000 metri quadri di edilizia residenziale pubblica, 32.000 metri quadri di servizi, 44.000 metri quadri di verde pubblico e privato), vie pedonali, metropolitana e strade sottoterra, presso l’ex inceneritore (e oggi stazione di stoccaggio dei rifiuti del Comune di Cagliari), la S.S. n. 131 e la S.S. n. 554, una serie di piccoli proprietari e cooperative sono i soggetti proponenti (complessivamente circa 150 proprietari).

Attualmente sono terreni agricoli, ma qualificati nel vigente piano urbanistico comunale – P.U.C. edificabili in varia misura (sottozona urbanistica I.C., quadro normativo n. 2/1, unità cartografica 8).   Non vi sono particolari vincoli ambientali o storico-culturali (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), ma un carico ambientale complessivo piuttosto pesante.

Cagliari, proposta immobiliare Su Stangioni, simulazione progettuale (da www.castelloassociati.com)

Cagliari, proposta immobiliare Su Stangioni, simulazione progettuale (da http://www.castelloassociati.com)

Il progetto complessivo (qui una parte) ha l’ambizione di creare un quartiere modello sotto il profilo dell’ecosostenibilità (qui un dossier predisposto dal consigliere comunale Matteo Lecis Cocco Ortu, P.D.).

Il Comune di Cagliari l’aveva già esaminato più volte fra uffici dell’Assessorato dell’urbanistica e la Commissione “urbanistica” del Consiglio comunale e qualche mese fa era stata ipotizzata la creazione di una struttura mista Comune – Università (finora inattuata) per vagliare approfonditamente progetto e alternative.

In realtà, l’operazione sarebbe a tutt’altro che costo zero per le casse pubbliche: basti pensare alla realizzazione della linea della metropolitana e alla viabilità principale, oggi completamente assenti. Inoltre, l’autorizzazione definitiva è in ogni caso vincolata agli esiti del procedimento di valutazione ambientale strategica – V.A.S. (determinazione Dirigente Settore ecologia Provincia di Cagliari n. 119 dell’1 settembre 2011 + relazione istruttoria) e del procedimento di valutazione di impatto ambientale – V.I.A. (direttiva n. 2011/92/UE, decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.).

Ma sarebbe necessaria qualche altra considerazione.

Cagliari, veduta da Castello in direzione di S. Elia

Cagliari, veduta da Castello in direzione di S. Elia

Cagliari ha 156.488 residenti e ne ha perso 13.358 dal 2011, pur avendo la bellezza di 5.090 unità immobiliari residenziali non occupate (dati ISTAT, censimento 2011).

Oltre 5 mila case non occupate, fra cui un notevole patrimonio immobiliare bisognoso di ristrutturazioni e risanamento.

Non solo: si ritrova con un’eredità mattonara dell’amministrazione comunale Floris di ben 1.192.935 metri cubi di volumetrie residenziali approvate nella consiliatura 2006-2011, in gran parte nelle famigerate “zone BS3*”[1] del P.U.C. con un vero e proprio massacro di verde pubblico e servizi nell’area urbana, ben poco evidenziato da un piano del verde piuttosto carente.

E parecchi di questa miriade di interventi edilizi, spesso e volentieri di carattere speculativo, oggi sono invenduti e nemmeno affittati, con buona pace dell’aristocrazia mattonara della Città del sole.

Cagliari non ha bisogno di nuovo cemento, non ha bisogno di ulteriore “consumo del territorio”[2], ha bisogno di case ristrutturate e di case a prezzi (acquisto, locazione) accessibili.

Soprattutto ha bisogno di più alberi, più verde pubblico.

Cagliari, Saline di Molentargius

Cagliari, Saline di Molentargius

Per ogni albero che, purtroppo, dev’essere rimosso, per qualsiasi causa, ne devono essere piantati dieci, possibilmente in prossimità dell’albero perso.

Cagliari ha bisogno di un serio e realizzabile piano di housing sociale, di una politica di incentivi per la ristrutturazione degli immobili e la dotazione ove possibile di impianti di produzione di energia da fonti alternative (pannelli fotovoltaici in particolare), di una politica di miglioramento qualitativo e incremento del verde pubblico, di un efficace accesso ai fondi comunitari per la riqualificazione delle aree urbane.

Cagliari ha soprattutto bisogno, finalmente, della revisione del P.U.C. alla luce del piano paesaggistico regionale – P.P.R. (fondamentale passaggio anche per la soluzione virtuosa della vicenda del Colle di Tuvixeddu), come previsto dalla legge e imposto dal buon senso, e, conseguentemente, della rivisitazione e approvazione definitiva del piano attuativo del centro storico (piano particolareggiato del centro storico – zona A del Comune di Cagliari e della Municipalità di Pirri), che non può certo essere il buco della ciambella (il P.U.C. revisionato) inesistente.

E Cagliari, capitale della Sardegna e della sua area vasta, ha bisogno di concertare la sua pianificazione urbanistica con i Comuni contigui, perché si eviti quella squallida marèa di quartieri-dormitorio che sta sorgendo senza alcun criterio se non quello speculativo.

A questo punto, a 20 mesi dall’entrata in carica dell’Amministrazione comunale Zedda, quali sono le intenzioni?

Bene, anzi benissimo, ha fatto il sindaco Massimo Zedda ha dire chiaro e tondo che non devono esserci nuovi consumi di territorio – così come nel programma elettorale, come dovrebbero sapere i consiglieri comunali di maggioranza – me ora devono seguire con determinazione le azioni conseguenti.

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus e Amici della Terra

 

 

Cagliari, Tuvixeddu, area archeologica (tombe puniche). Sullo sfondo le "torri" del complesso Immobiliareuropea s.p.a.

Cagliari, Tuvixeddu, area archeologica (tombe puniche). Sullo sfondo le “torri” del complesso Immobiliareuropea s.p.a.

 

da L’Unione Sarda on line, 3 dicembre 2013

Su Stangioni, pietra tombale di Zedda. “Il nuovo quartiere non si farà mai”.

“Chi lo vuole può andare anche in un’altra coalizione”, ha detto il sindaco. Un chiaro messaggio al Pd.

Su Stangioni è “un quartiere che non sorgerà mai”, mentre Molentargius diventerà un borgo agricolo dove sparirà qualsiasi costruzione tirata su dopo il 1992. Parola di sindaco. Massimo Zedda è intervenuto nel fine settimana al convegno organizzato dai gruppi consiliari di maggioranza del Comune (titolo: “Finisce la terra? Uso e consumo di suolo, oggi”) al Lazzaretto di Sant’Elia. Un’occasione per chiarire quali sono le idee del primo cittadino sull’urbanistica e lo sviluppo della città.

Zedda ha detto quale sarà il futuro di Medau su Cramu, il quartiere all’interno di Molentargius, dove si attende ancora il Piano del Parco per capire che fine faranno case e ville: <Si riconvertirà in borgo a vocazione agricola. Badate, lì c’è poco da fare: lo spartiacque è il 1992>, ha avvertito il sindaco. “Chi ha messo un mattone dopo il ’92 lo dovrà togliere. Non c’è altra possibilità”.Questo perché “alla fine qui la spunta sempre chi ha costruito abusivamente. Viene sempre fatto un condono un condono che aggiusta tutto. Invece si deve andare in altra direzione”.

Ma Il sindaco è stato ancora più diretto quando ha parlato del destino di Su Stangioni, l’area su cui dovrebbe sorgere un nuovo quartiere, che da anni tiene banco in Consiglio comunale: “Lo sanno anche i proprietari dei terreni: quando c’è stato da votare io sono uscito dall’aula o mi sono astenuto. Sono contrario a questo intervento”. Poi il riferimento alla maggioranza e soprattutto al Partito democratico, che da mesi chiede di sbloccare i progetti: “Non è un problema mio se ci sono dei favorevoli all’interno del centrosinistra. E’ un problema di chi non si è letto il programma elettorale. E siccome c’è un’altra coalizione”, chi la pensa diversamente <può cambiare schieramento>.

Un discorso chiaro, pronunciato davanti ad alcuni proprietari di Su Stangioni proprio “per non creare false aspettative nei confronti di chi è stato illuso con la promessa di realizzazione di interventi pubblici, per sottoservizi e altro”. Invece per Zedda “il quartiere non sorgerà mai, non abbiamo soldi per fare i sottoservizi. Io non ho un euro, ma non per fare una strada: neanche una mulattiera per collegare Cagliari a quel luogo”.

L’unica strada è quella dello scambio con altre aree o edifici: l’ex mercato di via Po o il palazzo comunale in via Baylle, ad esempio. Ma non sarà una permuta alla pari: “Il centro non è paragonabile a un posto dove ci sono le pecore, non ha lo stesso valore di un fazzoletto di terra affianco all’inceneritore. Quelle aree non valgono un bel niente”. Insomma, non ci sarà nessuna espansione urbana anche perché per forza di cose: per i giovani “si libereranno gli immobili di proprietà dei nonni. A San Benedetto abitano tante nonne sole, i nipoti vivono a Sinnai e Sestu. E’ naturale che prima o poi ci sarà una controtendenza”, cioè il ritorno in città.

 

Cagliari, il quartiere storico di Stampace visto dal Bastione di S. Croce

Cagliari, il quartiere storico di Stampace visto dal Bastione di S. Croce

(foto da http://www.castelloassociati.com, S.D., archivio GrIG)

 


[1] Le zone “BS3*” sono mostri urbanistici prodotti dal connubio fra Amministrazione comunale Floris e la speculazione immobiliare kasteddaia.  Si tratta di zone del piano urbanistico comunale – P.U.C. dove il proprietario può edificare sul 60% della superficie (con un indice volumetrico di 5 metri cubi per ogni metro quadro di superficie) in cambio della cessione gratuita del 40 % al Comune per la realizzazione di quei servizi pubblici (verde, parcheggi, ecc.) che, comunque, si ritengono necessari. Con, tanto per cambiare, la possibilità di deroga in favore dei costruttori: se si dimostra che l’intervento edilizio con le condizioni ordinarie non è redditizio, si può chiedere di monetizzare una parte della quota destinata ai servizi pubblici.

[2]  E bene aveva fatto nell’autunno 2011 la Commissione consiliare “urbanistica” presieduta da Andrea Scano a dare parere negativo sulle nuove proposte edificatorie a Terramaini e al Fangario, dove in seguito (luglio 2012) ne era stata però approvata un’altra in area vicina.


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